È davvero difficile per me realizzare una recensione degna
di questo nome per un libro che ha saputo darmi così tanto. Ho davvero timore
nel non riuscire a rendere giustizia al romanzo firmato André Aciman, dal
titolo originale Call me by your name, pubblicato in America nel 2007 e che ha
raggiunto l’Italia un anno dopo. Ho potuto mettere le mani su un’edizione
Guanda per il prezzo di copertina di €12.
Il libro racconta una storia di scoperte, di dualismi, di
dubbi che accompagnano l’adolescente protagonista, Elio, durante i mesi estivi di un
anno non precisato a cavallo degli anni ’80, nella villa dei genitori, in un
paese in riva al mare, presumibilmente ligure. Sarà all’inizio dell’estate che
conoscerà Oliver, giovane ventiquattrenne statunitense ospitato dai
genitori dello stesso protagonista nella loro dimora, in modo che egli possa
completare il proprio lavoro su Eraclito grazie anche all’aiuto del padre di
Elio, professore universitario affermato. Ogni anno i coniugi
permettono infatti ad un laureato (o laureando) di soggiornare a casa loro per potersi
migliorare nell’approccio alla loro disciplina letteraria.
Fin da subito Elio
si sente attratto di Oliver, dai suoi modi di fare, dal suo modo di parlare, dal suo modo di vestire, dal momento stesso in cui lo vede scendere dal taxi, e
sarà già da lì che tenterà di farsi notare o di percepire nel giovane uomo
qualche segno di interesse nei suoi confronti, quantomeno paragonabile a quello
dimostrato da Elio stesso.
La storia si sviluppa nella vita di tutti i giorni, tra
conversazioni letterarie, tra le attività sportive dei giovani in un "paese in cui durante l’estate si aspetta l’inverno e in cui durante l’inverno si aspetta l’estate",
nel disperato tentativo del protagonista di capire se stesso, di capire Oliver
e i suoi atteggiamenti. Durante tutta la narrazione veniamo inondati dai
pensieri di Elio, pensieri profondi, talvolta contrastanti e forse incoerenti,
come quelli di qualunque ragazzo nella sua situazione.
Sono poi interessanti i
rimandi alla loro “storia”, destinata in ogni caso a concludersi alla fine del
periodo estivo ma che si cerca disperatamente di vivere fino in fondo,
sfruttando il tempo il più possibile, fino all’ultimo momento. A tal proposito: Zwischen Immer
und Nie, scrive Elio, citando Celan, “tra sempre e mai” riferendosi alla
situazione col ragazzo americano. Frase a mio parere davvero d’effetto e
adattissima a tutto l’arco narrativo.
L’amore fra i due esplode in qualcosa che mai tocca la
frivolezza delle classiche storie d’amore che ci ritroviamo spesso davanti in
film, serie tv o altri libri; lo stile di Aciman non può non piacere:
scorrevole e pieno di riflessioni interessanti e profonde, introspettive,
capaci di immedesimare il lettore nelle sensazioni che Elio prova fino ad fargli affermare, riferendosi ovviamente ad Oliver, “he’s more myself than I am”,
citando E. Bronte. Anche questa frase racchiude parte della storia,
riallacciandosi al fatto che Oliver e Elio chiamano l’un l’altro col proprio
nome, permettendo al protagonista di rendersi conto che quando esclama “Elio”
per richiamare l’attenzione di Oliver sta chiamando qualcuno di così simile e
vicino a lui come mai nessuno prima di allora, qualcuno che finalmente gli ha
permesso di liberarsi dei dubbi e delle paure, qualcuno che gli ha permesso di
capire se stesso e che l’ha portato a chiedersi se mai avrebbe trovato qualcun
altro amare allo stesso modo.
Dopo questo delirio di parole che cosa vi posso dire per
concludere?
Non pretendo che a chiunque possa piacere un libro con alla base un amore
omosessuale tra due ragazzi, ma per coloro che si sentono pronti ad immergersi
in una storia d’amore un po’ tormentata e con un finale dolce amaro lo consiglio
con tutto il mio cuore. La penna di Aciman vi saprà sorprendere e la lettura
risulterà scorrevole e mai noiosa. Trovo inoltre sia adattissimo come lettura
estiva dal momento che la maggior parte della storia si svolge proprio in
questo periodo dell’anno.
Quindi, sotto l’ombrellone, a letto, sulla scrivania, ovunque
voi vogliate, leggete Chiamami col tuo nome, non ve ne pentirete.

Ho amato tantissimo il film, e mi sono decisa solo ora a leggere il libro, avendo paura di rimanere delusa. Così non è stato, anzi. Lo sto leggendo per la terza volta in 10 giorni! La prima di corsa, per rivivere le sensazioni che mi ha dato il film, la seconda più lentamente, per approfondire il risvolto psicologico ed emotivo, la terza con ancora più calma, soppesando ogni parola, sentimento, sensazione. In conclusione, condivido ogni parola della tua recensione. E sono sempre più convinta che, tra un bel libro e il suo bel film, vinca sempre il primo.
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