giovedì 24 settembre 2015

BOOK REVIEW #5 | Nessundove - Neil Gaiman

Pubblicato nel 1996, Nessundove (Neverwhere) di Neil Gaiman nasce prima di tutto come serie tv per conto della BBC e solo dopo nasce come testo scritto in quanto l'autore, come egli stesso dichiara, si vedeva tagliate parti che secondo lui erano vitali o alle quali non si sentiva di poter rinunciare. Il romanzo vedrà poi la luce in lingua italiana nel 1999.


«Allora, com'è?» domandò Old Bailey. «Essere morto...»
*** sospirò. Poi incurvò le labbra all'insù in un sorriso, e con un lampo del suo vecchio io replicò: «Vivi abbastanza a lungo, Old Bailey, e lo scoprirai da solo!»

La trama ruota attorno alla vita da impiegato di Richard Mayhew che si trasferisce a Londra per lavoro e vivrà lì la sua vita da uomo indipendente con la fidanzata conosciuta da poco, Jessica, bellissima donna in carriera giusto un po' bacchettona ma che ama profondamente il nostro protagonista, nonostante alcuni suoi atteggiamenti abbastanza... dominanti. I problemi per Richard iniziano quando una sera insieme a Jessica si troverà a dover soccorrere Porta, una giovane ferita che si presenterà di fronte alla coppia e che Jessica non intenderà aiutare per non fare tardi ad una importante cena col suo capo. Sarà nel momento stesso in cui Richard inizierà a badare alla giovane che le cose per lui cambieranno, trasportandolo a forza all'interno di una serie di particolari vicissitudini in una parte della città non convenzionale, la Londra Sotto, abitata da esseri umani e non e che si trova ovviamente nel sottosuolo della capitale britannica. 

Nella gente che lo circondava c'era qualcosa di profondamente tribale, decise Richard. Cercò di individuare i diversi gruppi: c'erano quelli che parevano scappati da una recita in costume; quelli che gli ricordavano gli hippy; gli albini con abiti grigi ed occhiali scuri; quelli raffinati e pericolosi, in completo elegante e guanti neri; le donne gigantesche e praticamente identiche che si aggiravano in gruppetti da due o tre e incontrandosi facevano un segno d'intesa; quelli dai capelli arruffati che dall'aspetto sembravano proprio vivere nelle fogne e che puzzavano in maniera terribile; e centinaia di altri tipi e generi.

Ammetto di non conoscere a fondo le opere di Gaiman semplicemente perché non ne ho lette molte, questa infatti è la terza e ho notato uno stile molto più romanzato e meno ironico rispetto alle altre due letture che ho affrontato, ossia American Gods e I Ragazzi di Anansi. Non per questo il romanzo non mi è piaciuto, anzi. L'abilità dell'autore di creare ambienti e avvenimenti suggestivi, oltre che a personalità interessanti, è notevole e ciò è risaputo. Egli inoltre è in grado, tramite questo libro, di portarci in giro per Londra, non solo quella Sotto, ma anche quella Sopra! Moltissimi sono i luoghi citati e diverse sono le loro peculiarità che Gaiman trascrive. Tutto questo è probabilmente giustificato dal fatto che, come accennavo all'inizio, questa storia nasce come serie tv ambientata a Londra, rendendo quindi necessari riferimenti specifici a parti di essa. 
La storia procede spedita e pochi, se non nessuno, sono i punti fermi o che sembrano apparire rallentati rispetto al resto. Al di là dell'introduzione iniziale dei protagonisti e della situazione si punta dritti dritti verso il finale! 

Mi sento di dirvi che questo libro non mancherà di emozionarvi, secondo me con emozioni semplici ma d'effetto, con sentimentalismi mai portati all'eccesso, sapientemente dosati dalla penna di Gaiman. 

Perciò, se amate Londra o la sognate come me e desiderate immergervi in un'avventura surreale che la riguarda non vi resta che andare in libreria a chiedere una copia di Nessundove!

lunedì 21 settembre 2015

BOOK REVIEW #4 | After Dark - Haruki Murakami

Pubblicato in Italia nel 2008, ben quattro anni dopo la sua uscita nel mondo orientale, After Dark diviene subito una delle storie più famose dello scrittore Haruki Murakami

L'edizione da me posseduta è Einaudi Super ET per un prezzo di copertina di €11. 


La storia copre un arco temporale di una notte e coinvolge diversi punti di vista dati dai molteplici protagonisti, in particolare dalle sorelle Mari ed Eri, la prima solitaria e taciturna dicianovenne che decide di scappare di casa per una notte e l'altra con un trascorso un po' più particolare che l'ha portata, al momento della storia, ad essere immersa in un coma apparente dal quale si ridesta soltanto per mangiare quel poco che basta per sopravvivere. Vi è poi Takahashi, jazzista alle prese con le prove notturne della sua band, una prostituta vittima di un'aggressione, un informatico e la manager di un love hotel. Durante le ore notturne le vite di tutte queste persone si incroceranno, in un modo o nell'altro, dando vita ad una storia intrigante, da leggere tutta d'un fiato con atmosfere che spaziano dal verosimile al sogno vero e proprio.

Lo stile di Murakami è qualcosa di unico, capace di catturare completamente il lettore ed immergerlo fisicamente nella Tokyo notturna insieme a tutti i suoi protagonisti. L'autore è inoltre in grado di creare atmosfere tutt'altro che reali, come sono infatti le vicende che riguardano Eri alle quali non viene data una spiegazione così come, da un certo punto di vista, la trama non giunge ad una conclusione. Si conclude l'arco temporale descritto, quello sì, e quindi con esso la narrazione. 
Contrapposta agli eventi verosimili degli altri protagonisti, la trama di Eri sembra apparentemente distaccata da essi e diverse possono essere le interpretazioni attribuitele.

Si tratta del primo libro di Murakami che ho letto e sicuramente leggerò altro di questo autore che mi ha catturato soprattutto per le atmosfere che è riuscito a creare in questa storia. Vi consiglio caldamente questa lettura e ci vediamo alla prossima recensione! 

- SPOILER ALERT - Che cosa accade a Eri?
Di fatto, non è chiaro che cosa accada a Eri nel corso di After Dark ma un paio sono le spiegazioni che si possono attribuire agli eventi descritti, da vedere in ovvio senso metaforico. 

1) Eri : prostituta = Takahashi : informatico
Si tratta di un interessante parallelismo che riguarda le due coppie (Eri e Takahashi + prostituta e informatico) che porterebbe su un altro livello, quello metaforico, le vicende dei protagonisti. 
Molto semplicemente è possibile fare un paragone tra la prostituta e la violenza fisica subita con Eri e ciò che le accade durante il sonno, ossia il momento nel quale si ritrova intrappolata in una stanza senza la possibilità di uscire o di parlare, con la minaccia incombente non solo della situazione aliena ma anche dell'uomo senza volto. Dopo la violenza noi lettori conosciamo la prostituta cinese come una povera ragazza sola e spaventata, incapace di esprimersi (= Eri non riesce a parlare) semplicemente perché cinese. 
L'altra parte del paragone riguarda invece i due uomini. Takahashi si inserisce in tutto questo non come carnefice ma per il semplice fatto che presumibilmente ha avuto in passato un rapporto sessuale con Eri (anche se non lo ammette ma nemmeno lo smentisce) nello stesso love hotel delle vicende di After Dark; egli inoltre, per una serie di circostanze, risponderà ad una chiamata al cellulare dell'informatico abbandonato nel market durante la quale verrà scambiato dal gruppo di malviventi per l'uomo che ha picchiato la loro prostituta, completando quindi anche questo aspetto del parallelismo. L'informatico è ovviamente l'esecutore fisico della violenza ai danni della cinese. 
Il perché di tutto ciò non mi è chiaro. Forse Murakami si è semplicemente divertito a creare questa corrispondenza tra i protagonisti in modo da, come accennavo, legare le loro vicende ad un livello ulteriore. O, magari, mi sono solo immaginato tutto. 

2) Eri ha problemi di depressione
Conosciamo Eri tramite le parole della sorella, Mari, ma anche di Takahashi con il quale la ragazza si è confidata per caso durante un incontro casuale, dimostrando però la sua grande voglia di sfogarsi e di parlare con qualcuno. 
Lo stato in cui riversa Eri non è un vero e proprio coma e la sua famiglia questo lo sa bene, consapevoli del fatto che la ragazza ogni tanto si sveglia per mangiare. Molto semplicemente quindi, Eri potrebbe riversare in uno stato acuto di depressione, malattia che si manifesta costringendola a letto per lungo tempo, "mettendo in pausa" la sua vita. Tutto ciò potrebbe quindi essere visto come una critica all'attuale società orientale che ha ancora scarsa considerazione dei problemi psicologici riducendoli a problemi di poco conto nonostante ci si renda conto della anormalità della situazione. 
Il sogno vissuto da Eri si riduce anch'esso all'ovvia interpretazione della stanza come la vita della ragazza dalla quale ella non vede via d'uscita e nessuna possibilità di esprimere ciò che ha dentro (data dalla sua afonia). L'uomo senza volto diventa perciò personificazione della patologia che incombe su Eri.
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sabato 11 luglio 2015

E-Book Experience #1 | Faerietorches - Pier Virgilio Vassalli

Ho da poco avuto la possibilità di approcciarmi al mondo e-book e subito mi è stato suggerito di avventurarmi fra le letture di racconti indipendenti e quello di Pier Virgilio Vassalli è stato il primo che ho scovato e deciso di leggere, attratto soprattutto dalla sinossi che descrive brevemente il racconto. Il protagonista è un ragazzo qualunque che si vede proiettato in una realtà virtuale (un videogioco vero e proprio), progetto dei governi di tutto il mondo con lo scopo di intrattenere la mente degli astronauti in criostasi, per evitare che essi perdano il lume della ragione. 
Da grande appassionato di videogiochi quale sono, un incipit così mi ha immediatamente colpito e ho deciso di immergermi nella lettura delle 53 pagine che compongono questo racconto.

Lily Fairy (1888) - Luis Ricardo Falero
Si tratta di un fantasy ambientato nel mondo videoludico di un MMORPG, ossia un gioco di ruolo in cui è possibile caratterizzare il proprio personaggio in base alla razza e alla classe (guerriero, mago, arciere, ecc.) e guidarlo attraverso combattimenti contro nemici presenti nel gioco stesso che permettono di affrontare il livello base e che aprono poi la strada agli scontri contro altri giocatori reali. Da questo la sigla MMORPG, ossia Massive Multiplayer Online Role-Playing Game. Il protagonista è Robin Lys, studente che vive su una cittadina costiera in Italia e che una notte, accompagnato dai suoi due gatti, Yeoseot e Alcione, si ritrova a vagare per il boschetto vicino casa, fino a che non si ritrova catapultato nella realtà virtuale creata dal governo. Impersonando una fata con poteri di evocazione, Robin si farà strada nel mondo fino ad incontrare i primi compagni di avventura con i quali affronterà un viaggio che li porterà dritti dritti all'epilogo della vicenda. 
Ovviamente ho deciso di rimanere generale con i dettagli relativi la trama specialmente perché si tratta di un racconto molto breve, da leggere tutto d'un fiato, per cui ogni altro riferimento alla storia risulterebbe spoiler. 

Il racconto è decisamente scorrevole, ben scritto e l'idea che fa da background alla trama è interessante. La brevità dello scritto gioca un po' a sfavore del giudizio finale, poiché non si lascia spazio ad approfondimenti relativi i personaggi stessi, al di là del protagonista, ma soprattutto della loro evoluzione psicologica. Ci si ritrova alla fine quasi spaesati, molto distaccati dai protagonisti e da Robin stesso che fino a prima sembrava molto vicino al lettore. Importante però sottolineare come questo, nonostante possa essere visto come un difetto, sembra direttamente correlato all'evoluzione non tanto della psicologia del personaggio, ma della trama stessa, la quale impone un'alienazione da parte dei protagonisti e che quindi si riflette sulla percezione che il lettore ha rispetto al rapporto con gli stessi. In questo, il finale risulta essere appropriato e non delude, lasciando potenzialmente spiragli per un'elaborazione futura di un seguito, anche se può in ogni caso essere visto come narrativa auto-conclusiva. Sarebbe però interessante poter analizzare meglio le implicazioni che le scelte dei protagonisti hanno sul progetto governativo. Insomma, un seguito non dispiacerebbe affatto! 

Ringrazio quindi l'autore, Pier Virgilio Vassalli, per questo racconto. Come dicevo, da appassionato di videogames non potevo non leggerlo tutto dopo aver visto la sinossi. Si tratta in ogni caso di uno scritto accessibile a chiunque, anche non conoscitori del genere, dato che alla fine del testo vi è un rapido dizionario per la consultazione dei termini più astrusi ai più. 

Vi lascio perciò il link alla pagina Amazon dell'e-book e vi saluto, invitandovi a visitare il mio canale Youtube in cui presto sarà presente un video dove parlo ancora di questo racconto!
http://www.amazon.it/dp/B010T8RRMG/ref=rdr_kindle_ext_tmb
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lunedì 6 luglio 2015

BOOK REVIEW #3 | Dieci piccoli indiani - Agatha Christie

Pubblicato in Gran Bretagna nel 1939, Dieci Piccoli Indiani uscì qui in Italia nell'agosto 1946 con il titolo "... E poi non rimase nessuno" che riprende letteralmente quello originale di "And then there were none". In altre lingue, compresa poi quella italiana, il titolo subì delle variazioni legate alla famosa filastrocca che accompagna tutti gli eventi ma trattandosi spesso di titoli dalle sfumature razziste, alla fine si optò per quello attuale.
L'edizione letta appartiene alla collana Oscar Mondadori per un prezzo di 8,50€. 

La storia racconta di otto protagonisti descritti uno ad uno nel primo capitolo del libro i quali si ritrovano, per motivi diversi e che successivamente si riveleranno fittizzi, a soggiornare a Nigger Island, isolotto non troppo lontano dalla terraferma, ma irraggiungibile nei giorni di tempesta. Una villa sorge nell'isola ma del proprietario non si hanno notizie certe, soltanto speculazioni da parte delle persone. Una volta lì, gli otto faranno la conoscenza dei due maggiordomi, mario e moglie, che completeranno il quadro dei dieci personaggi. In una situazione sempre più inquietante si susseguirà una serie di omicidi che ricalca i versi di una filostrocca che qui vi allego. 





Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione
solo nove ne restar. 
Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato,
otto soli ne restar. 
Otto poveri negretti
se ne vanno a passeggiar:
uno, ahimè, è rimasto indietro,
solo sette ne restar. 
Sette poveri negretti
legna andarono a spaccar:
un di lor s'infranse a mezzo,
e sei soli ne restar. 
I sei poveri negretti
giocan con un alvear:
da una vespa uno fu punto,
solo cinque ne restar. 
Cinque poveri negretti
un giudizio han da sbrigar:
un lo ferma il tribunale,
quattro soli ne restar. 
Quattro poveri negretti
salpan verso l'alto mar:
uno un granchio se lo prende,
e tre soli ne restar. 
I tre poveri negretti
allo zoo vollero andar:
uno l'orso ne abbrancò,
e due soli ne restar. 
I due poveri negretti
stanno al sole per un po':
un si fuse come cera
e uno solo ne restò. 
Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò:
ad un pino si impiccò,
e nessuno ne restò.

Storia avvincente e ben scritta; narrazione fluida e coinvolgente. Se si è appassionati di gialli sicuramente questo libro risulta essere una delle pietre miliari che li rappresenta e che, ovviamente, li precede. Per coloro che si avvicineranno ora a questo libro mi sento di dire che probabilmente, alla conclusione, vi lascerà in bocca un sapore già sentito, seppur potrete senza dubbio apprezzarne le qualità. Bombardati costantemente da storie diverse come siamo attualmente abituati non siamo forse predisposti ad essere sorpresi da questo racconto. Dobbiamo pensare alla trama contestualizzata nel periodo in cui venne pubblicata, durante il quale divenne famosa proprio perché seppe portare innovazione al genere al quale appartiene.

Nonostante questo appunto, vi consiglio caldamente la lettura di questo classico che magari vi aprirà al mondo di Agatha Christie e dei suoi misteri! 

BOOK REVIEW #2 | I Ragazzi di Anansi - Neil Gaiman

Chi non vorrebbe leggere un libro il cui protagonista ha come soprannome Ciccio Charlie? Voglio dire, è fantastico. Questo povero disgraziato inglese con un soprannome affibbiatogli dal padre anni prima, durante l'infanzia, non gli si stacca più di dosso, così come non si decidono ad abbandonarlo tutta la serie di sfortune legate alla propria vita privata e lavorativa. 

I Ragazzi di Anansi ci arriva direttamente dalla penna di Neil Gaiman nel 2006, un anno dopo rispetto la pubblicazione americana. Dopo il successo del romanzo American Gods, Gaiman decide di improntare un altro lavoro sul concept di base del precedente lavoro, ossia porre divinità di qualsiasi culto all'interno della società, come persone normalissime ma dotate dei loro fantastici poteri e caratteristiche peculiari (tratti distintivi che ne permettono spesso il riconoscimento); esse sopravvivono e soprattutto hanno poteri fintanto che ci siano persone che ancora le adorano/pregano/ricordano, nonostante possano spirare anche per altri motivi come qualsiasi umano. 

La storia riguarda, come accennato, Ciccio Charlie, imbranato impiegato inglese che dopo la notizia della morte del padre inizierà a scoprire diverse cose relative al suo conto, come ad esempio il fatto che egli era in realtà la divinità africana Anansi, il dio ragno. Come se non bastasse (nonostante i livelli di incredulità siano davvero bassi) il nostro Ciccio Charlie scopre di avere anche un fratello, Spider, il quale si imporrà di prepotenza nella vita privata del protagonista sfruttando i poteri divini ereditati dal padre. Dal canto suo, Charlie è inerme per la maggior parte della storia, trattandosi di un umano qualunque, con problemi lavorativi qualunque, con una fidanzata qualunque. Ovviamente sarà l'animo nobile di Charlie a permettere la risoluzione di molte situazioni ma soprattutto il miglioramento della propria autostima fino a permettergli (forse?) di abbandonare per sempre il soprannome datogli dal padre anni prima. 

Lo stile con cui si narrano le vicende è costellato di ironia quasi ad ogni pagina, in grado di alleggerire anche gli eventi più intensi vissuti dai protagonisti, non solo tramite frasi da parte dell'autore stesso, ma con situazioni al limite del ridicolo, ma sempre verosimili. Una storia davvero mai noiosa, non troppo ricca di colpi di scena forse, ma dosati opportunamente. Non aspettatevi però di ritrovare un pantheon divino esteso come in American Gods poiché qui le vicende si concentrano più che altro su Anansi e la sua storia, o meglio, le storie che Anansi ha fatto sue col tempo, rubandole a Tigre, a Uccello e ad altri. 

Pareri più personali relativi questo libro? L'ho davvero apprezzato, forse non quanto American Gods (attualmente ancora il mio libro preferito in assoluto) ma che sicuramente va letto se si sono apprezzate le vicende di Shadow. Ho capito di amare Neil ormai di conseguenza non potrò esimermi dal recuperare qualsiasi sua opera. 

Quindi, se avete letto American Gods non potete non leggere I Ragazzi di Anansi. Anche se, in generale, qualsiasi cosa di Neil Gaiman andrà più che bene. 

BOOK REVIEW #1 | Chiamami col tuo nome - André Aciman

È davvero difficile per me realizzare una recensione degna di questo nome per un libro che ha saputo darmi così tanto. Ho davvero timore nel non riuscire a rendere giustizia al romanzo firmato André Aciman, dal titolo originale Call me by your name, pubblicato in America nel 2007 e che ha raggiunto l’Italia un anno dopo. Ho potuto mettere le mani su un’edizione Guanda per il prezzo di copertina di €12.

Il libro racconta una storia di scoperte, di dualismi, di dubbi che accompagnano l’adolescente protagonista, Elio, durante i mesi estivi di un anno non precisato a cavallo degli anni ’80, nella villa dei genitori, in un paese in riva al mare, presumibilmente ligure. Sarà all’inizio dell’estate che conoscerà Oliver, giovane ventiquattrenne statunitense ospitato dai genitori dello stesso protagonista nella loro dimora, in modo che egli possa completare il proprio lavoro su Eraclito grazie anche all’aiuto del padre di Elio, professore universitario affermato. Ogni anno i coniugi permettono infatti ad un laureato (o laureando) di soggiornare a casa loro per potersi migliorare nell’approccio alla loro disciplina letteraria. 

Fin da subito Elio si sente attratto di Oliver, dai suoi modi di fare, dal suo modo di parlare, dal suo modo di vestire, dal momento stesso in cui lo vede scendere dal taxi, e sarà già da lì che tenterà di farsi notare o di percepire nel giovane uomo qualche segno di interesse nei suoi confronti, quantomeno paragonabile a quello dimostrato da Elio stesso. 
La storia si sviluppa nella vita di tutti i giorni, tra conversazioni letterarie, tra le attività sportive dei giovani in un "paese in cui durante l’estate si aspetta l’inverno e in cui durante l’inverno si aspetta l’estate", nel disperato tentativo del protagonista di capire se stesso, di capire Oliver e i suoi atteggiamenti. Durante tutta la narrazione veniamo inondati dai pensieri di Elio, pensieri profondi, talvolta contrastanti e forse incoerenti, come quelli di qualunque ragazzo nella sua situazione. 
Sono poi interessanti i rimandi alla loro “storia”, destinata in ogni caso a concludersi alla fine del periodo estivo ma che si cerca disperatamente di vivere fino in fondo, sfruttando il tempo il più possibile, fino all’ultimo momento. A tal proposito: Zwischen Immer und Nie, scrive Elio, citando Celan, “tra sempre e mai” riferendosi alla situazione col ragazzo americano. Frase a mio parere davvero d’effetto e adattissima a tutto l’arco narrativo.

L’amore fra i due esplode in qualcosa che mai tocca la frivolezza delle classiche storie d’amore che ci ritroviamo spesso davanti in film, serie tv o altri libri; lo stile di Aciman non può non piacere: scorrevole e pieno di riflessioni interessanti e profonde, introspettive, capaci di immedesimare il lettore nelle sensazioni che Elio prova fino ad fargli affermare, riferendosi ovviamente ad Oliver, “he’s more myself than I am”, citando E. Bronte. Anche questa frase racchiude parte della storia, riallacciandosi al fatto che Oliver e Elio chiamano l’un l’altro col proprio nome, permettendo al protagonista di rendersi conto che quando esclama “Elio” per richiamare l’attenzione di Oliver sta chiamando qualcuno di così simile e vicino a lui come mai nessuno prima di allora, qualcuno che finalmente gli ha permesso di liberarsi dei dubbi e delle paure, qualcuno che gli ha permesso di capire se stesso e che l’ha portato a chiedersi se mai avrebbe trovato qualcun altro amare allo stesso modo.

Dopo questo delirio di parole che cosa vi posso dire per concludere?

Non pretendo che a chiunque possa piacere un libro con alla base un amore omosessuale tra due ragazzi, ma per coloro che si sentono pronti ad immergersi in una storia d’amore un po’ tormentata e con un finale dolce amaro lo consiglio con tutto il mio cuore. La penna di Aciman vi saprà sorprendere e la lettura risulterà scorrevole e mai noiosa. Trovo inoltre sia adattissimo come lettura estiva dal momento che la maggior parte della storia si svolge proprio in questo periodo dell’anno.


Quindi, sotto l’ombrellone, a letto, sulla scrivania, ovunque voi vogliate, leggete Chiamami col tuo nome, non ve ne pentirete. 

martedì 9 giugno 2015

#TrailerTime - Hunger Games: Mockingjay Part 2 TEASER

Buona sera a tutti!

Approfitto oggi dell'uscita del primo teaser trailer della seconda parte dell'ultimo film dedicato agli Hunger Games per introdurre l'ennesima rubrica! Sto parlando di #TrailerTime
Mano a mano che usciranno trailer di film interessanti sarà mia premura realizzare un post al riguardo per commentarli o semplicemente per farvi sapere che sono usciti! 

Bando alle ciance e vediamoci subito questo trailer!


Che dire di questo teaser? 
Finalmente ci siamo, lo scontro finale è alle porte ma per coloro ha letto il libro come me beh, sappiamo tutti a cosa stiamo per andare incontro. 
Vediamo scene del matrimonio di Finnick, scene a Capitol City, una marea nera che sta per investire i protagonisti, Peeta di nuovo fra le braccia di Katniss, Prim, Gale e altre facce note. 
Emozionante già così speriamo che la seconda parte di Mockingjay sappia, così come la prima, lasciarmi qualcosa in più rispetto al terzo libro della saga da cui è tratto. Ricordo ancora che andai al cinema a vedere la prima parte abbastanza scoraggiato e con l'idea di trovarmi davanti qualcosa di noioso ma che in realtà poi si è rivelato essere abbastanza interessante. 

Non ci resta quindi che attendere e sperare in una chiusura col botto! 

Alla prossima!

lunedì 8 giugno 2015

#NeverTooLate - Avengers Age of Ultron -SPOILER ALERT

Buonsalve!

Dunque, avrete capito che si tratta di una nuova rubrica vero? E che si parla di film, vero? Nello specifico, con #NeverTooLate intendo parlare di tutti quei film usciti più o meno recentemente (anche a distanza di qualche anno) ma di cui non ho mai avuto occasione di parlare. Tutto molto semplice, no? L'unica pecca, seppur cercherò di astenermi, saranno gli SPOILERS.

Inizio quindi con un film uscito il 22 aprile scorso, ovvero Avengers Age of Ultron!



Inizierei parlando brevemente della trama senza fare alcun spoiler: gli Avengers stanno intraprendendo una missione per recuperare lo scettro di Loki dal Barone Struker, personaggio che vediamo alla fine di Captain America The Winter Soldier. Nella struttura fanno la conoscenza di Pietro e Wanda Maximoff, due ragazzi, gemelli, che si sono volontariamente sottoposti agli esperimenti del barone dopo che la loro casa fu distrutta da bombardamenti. Recuperato lo scettro e catturato il barone, i gemelli scompaiono ma gli Avengers hanno comunque di che festeggiare (facciamo bisboccia -cit.). Alla base Tony Stark rivela a Banner di aver scoperto il potenziale immenso dello scettro, utilizzabile come interfaccia per il suo progetto Ultron, con lo scopo di proteggere l'umanità da future invasioni aliene. Fatto sta che i due avviano il progetto ma quando l'I.A. si attiva accade qualcosa, forse perché troppo pensante, forse per un bug del sistema, forse perché ha troppe informazioni tra le mani, fatto sta che Ultron si rende conto che l'unico modo per portare la pace nel mondo è l'estinzione umana (There's only one path to peace: their extinction -cit.).

Inizio col dire che la sensazione che mi ha lasciato questo film dopo averlo visto la prima volta è stato... Vuoto. Non vuoto cosmico come se non mi avesse lasciato o trasmesso nulla, ma quel vuoto misto ad amarezza, malcontento. Perché? Semplicemente perché il film è overhyped al massimo. I tre main trailers usciti a partire da ottobre 2014 sono stati delle mosse di marketing perfette, studiate forse nei minimi dettagli a partire dalla canzoncina I've got no strings (Pinocchio, where are you?) che si allinea perfettamente col personaggio di Ultron, utilizzata dallo stesso anche in una scena del film ma che in Italia si perde con la traduzione. Mi aspettavo qualcosa di più epico, mi aspettavo un Ultron più incazzato, cattivo, spietato, infinitamente potente perché ricordiamolo, lui è OVUNQUE in qualsiasi momento, ma ciò non si percepisce nel film. La sua armatura, anche se fatta di vibranio alla fine, viene irrimediabilmente distrutta ogni santa volta, senza mai dar prova della sua potenza. Quindi cattivone del film molto... MEH.
Parliamo poi dei due gemelli, Pietro e Wanda, Quicksilver e Scarlet Witch. Quando ho scoperto che sarebbero stati presenti nel film non sapevo più come contenere il mio entusiasmo. Si tratta infatti di due dei miei mutanti preferiti, sia per i loro poteri che soprattutto per la loro storia, Scarlet in particolare. Vederli trasfigurati sul grande schermo ed interpretati da persone vere mi ha emozionato seriamente. Il problema sta nel fatto che sono caratterizzati come il cartonato all'ingresso della sala del cinema. Hanno sì e no due battute in croce e da esse non traspare molto. Ho dovuto ripensare al linguaggio del corpo per rendermi conto di come alcuni dettagli del carattere di Pietro fossero visibili. Ma questo lo dico io che conosco il personaggio, ma quei poveri disgraziati che non l'hanno mai sentito nominare? 
Avengers Assemble! Un altro problema di questo film si può riassumere in una parola: Hawkeye. Non frega niente a nessuno della sua storia, della sua vita, di sua moglie e dei suoi figli. Seriamente, non interessa a nessuno. Peccato che Whedon ha pensato che ce ne freghi qualcosa, così ha infilato tutto questo in mezzo al film per una buona mezzora temo. 
Hype... Again? Eh sì perché lo scopo di Age of Ultron è stato quello di introdurre ufficialmente il problema principale di tutta la cinematografia del Marvel Cinematic Universe, ossia le gemme dell'infinito! Thanos, il titano già visto nel post credit del primo Avenger ma soprattutto presente in Guardians of the Galaxy, sta cercando di ottenere tutte e sei le gemme e con esse fare solo ciò che un dio può fare. Ho sempre trovato geniale l'idea delle scene post credit come ammiccamenti ai film successivi, dal martello di Thor a Scarlet e Quicksilver intrappolati in una base HYDRA, ma così è troppo. Ho trovato l'argomento delle gemme davvero preponderante, tanto da chiedermi che cosa faremo fino al 2018 dato che già sappiamo di che morte dobbiamo morire. 

Bene, direi che con questo posso chiudere questo post e sperare che alcuni di voi convengano con le mie osservazioni spicce. Non mi resta che augurarvi buona serata! Ci si vede al prossimo post!
Baci,
Luca